Per filtrare i contenuti via Internet esistono essenzialmente
due metodi. Il primo consiste nell'analizzare il contenuto del
materiale in linea man mano che viene scaricato bloccando le pagine
che presentano contenuti non voluti. Questo è il metodo
usato dai sistemi di protezione antivirus che eseguono una scansione
dei file alla ricerca di frammenti di codice che possano essere
identificati come appartenenti a un virus3. Utilizzando questa
tecnica, servizi come AltaVista o Lycos, per esempio, possono
avvisare l'utente della presenza di alcuni contenuti non desiderati
o addirittura bloccare l'accesso a documenti che presentano determinate
caratteristiche. In tale modo però, per individuare eventuali
contenuti non richiesti deve essere analizzato tutto il contenuto
di un documento, rendendo il procedimento eccessivamente laborioso.
Per risolvere questo e altri inconvenienti, alcuni anni fa il
World Wide Web Consortium (W3C, l'ente patrocinato dal Massachusetts
Institute of Technology che si occupa di regolamentare le tecnologie
impiegate nel Web) ha sviluppato una tecnica alternativa che prevede
l'impiego di particolari etichette associate alle pagine Web,
che forniscono una breve descrizione del documento o dell'intero
sito Web in una forma facilmente leggibile dal calcolatore. In
questo modo è possibile la definizione di una politica
di accesso ai contenuti in Rete più efficace. In molti
casi infatti il blocco di alcuni contenuti o la semplice sconnessione
dal Web sono risposte troppo brutali; è meglio poter utilizzare
un metodo più flessibile che permetta di escludere alcuni
temi a determinati utenti lasciandoli visibili ad altri4. Il principio
di funzionamento è semplice. L'autore della pagina Web
o una società indipendente emette un'etichetta che identifica
il contenuto delle pagine seguendo un insieme di regole noto.
Per esempio rsac (Recreational Software Advisory Council) utilizza
quattro valori che indicano il livello di violenza, di nudità,
di atti sessuali e di linguaggio potenzialmente offensivo, mentre
SafeSurf, utilizza nove livelli per indicare il contenuto di un
documento. Sulla base delle indicazioni di un supervisore (che
potrebbe essere una coppia di genitori o un responsabile dei sistemi
informativi di una azienda) il software di accesso permette l'accesso
alla pagina selezionata tramite il proprio browser. I criteri
di scelta in pratica sono tre e dipendono dalle scelte del supervisore
(alcuni genitori o datori di lavoro sono più permissivi
di altri), dalla natura dell'utente (ciò che è appropriato
per un ventenne potrebbe non esserlo per un bambino di otto anni)
e dal contesto (il sito della propria squadra del cuore può
andare bene a casa, ma essere del tutto fuori luogo in ufficio
o a scuola).
Questo insieme di standard, chiamato pics (Platform for Internet
Contents Selection) non si occupa di definire il contenuto delle
etichette, ma di indicare solo il modo con cui devono essere realizzate.
Le specifiche pics sono state adottate velocemente. Già
nel 1986 Microsoft, Netscape, SurfWatch, CyberPatrol le hanno
inserite nei loro prodotti, seguiti da altre software house e
da fornitori di contenuti come Aol, At&t Worldnet, Compuserve
e Prodigy.
L'importanza dello standard pics è notevole. Prima della
sua adozione infatti i software di selezione bloccavano l'accesso
ai documenti che non erano permessi. Ora lo stesso documento può
essere reso accessibile a determinate categorie di utenti ma non
ad altre. Infatti, non tutti hanno bisogno di bloccare lo stesso
materiale. Per esempio i genitori potrebbero evitare l'esposizione
dei loro figli di materiale pornografico o rappresentante scene
di violenza, i responsabili di un'azienda potrebbero voler bloccare
l'accesso a siti ricreativi dei loro impiegati durante le ore
di lavoro, mentre alcuni governi potrebbero voler impedire l'accesso
a materiale che è legale in altri Paesi ma non nel loro.
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